Per chi
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ancora pensa “basta creare un sito con un sacco di traffico, poi il resto verrà da sé”
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ha ragionato con la testa tra le nuvole, senza mai scrivere un numero
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dice “un sacco di gente fa un sacco di soldi con il blog” senza avere nome, cognome e dominio di almeno un tizio/a che “fa un sacco di soldi”
C’era una volta il blog “originale”
Parlo di parecchi anni addietro, quando l’economia italiana ancora si autoconvinceva, le auto erano una necessità e non un lusso, i neolaureati bravi trovavano un lavoro retribuito e i “telefonini” avevano 4 funzioni, 4 cm di larghezza e 4 nanobyte di memoria. E poi ci fu il blog. Solo che non si chiamava blog. Si chiamava sito-web-con-un-sacco-di-pagine-sempre-in-aumento.
Io nel 2001/2/3 avevo un tale “blog”. E mi faceva anche un bel reddito aziendale. Ho creato un sito contenente ogni singola informazione che potrebbe servire ad un povero turista a Firenze; luoghi, posti, orari, cultura, tradizioni, eventi. Tutto. Facevo pagare una modesta somma per avere l’accesso annuale (ovviamente, in primis ai miei parenti ed amici, ma poi dopo pure a sconosciuti!), e ho fatto tanti soldini. Oggi tutte quelle informazioni si trovano gratis con tre ricerche fatte bene. Gratis.
Poi ci fu il blog “veicolo”
E poi, come il mio sito-con-un-sacco-di-pagine, nacquero tanti siti simili, ed il mio non fu più unico. Allora nacque l’idea di abbandonare il modello di business che prevedeva la vendita di informazioni ai clienti finali, e vendere invece spazio pubblicitario ad aziende che trovavano il cliente finale interessante. Fu così che arrivarono i mostriciattoli SEO e SEM e tutti noi ci siamo messi a litigare per il traffico in entrata sui nostri siti.
Poi ci sarebbe stato il blog (e tutta la comunicazione aziendale) “strategico”… solo che forse non ce ne siamo accorti…
Salvo pochissimi blog con un traffico di qualche squiliardo di accessi unici al giorno, il modello sopra (“veicolo”) non sta più in piedi per noi comuni mortali italiani. Chiamalo Adsense, chiamalo affiliate marketing, chiamalo vendita di banner. I guadagni sono bassissimi e il traffico necessario è altissimo. Se noi non abbiamo:
- un business plan basato su numeri (e non sulle sensazioni/speranze)
- un business plan che mette in primo piano la vendita dei nostri prodotti/servizi
- un piano di comunicazione con obiettivi fissati coerenti con i due punti precedenti
… si può anche chiudere la saracinesca.
Fissare gli obiettivi
La regola d’oro? Dovete sapere perché siete sui social, perché avete blog/sito, pagina facebook, account twitter e tutto il resto. E dovete saper misurare il “successo”. L’obiettivo del vostro blog difficilmente sarà l’aumento del traffico in sé, specialmente se siete una piccola impresa. Oltretutto c’è traffico e traffico. Il traffico proveniente da referral “spammosi” (ad esempio semalt.com, priceg e darodar.com – non ho messo volutamente il link, non ci andate!) non ha un grande valore, anzi, bisogna impostare dei filtri per non visualizzarlo nei dati di analytics per evitare di avere dati non veritieri!
A seconda delle vostre finalità, è probabile che il numero di iscrizioni alla newsletter, l’uso del modulo sul sito per chiedere ulteriori informazioni, scaricare un pdf gratuito siano obiettivi più razionali. E ancora, la visualizzazione delle schede prodotto/servizio, guardare un video aziendale sul blog, visitare almeno 5 pagine del blog, o passare 10 minuti all’interno del blog possono essere tutti obiettivi importanti.
Non vi fate ingannare/confondere dalla ricerca disperata di “traffico”. “Il traffico” di per sé porta risultati all’azienda, né economici, né di altro tipo. Imparate a darvi obiettivi specifici, magari associati ad un certo tipo di traffico, o a determinate azioni eseguite sul sito. So che non me lo direte mai, ma chi di voi ci è cascato? (Tanto lo so, quasi tutti 🙂 )