Per chi
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sa di essere incline a vizi di vario genere
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Iddio a volte non ti vede, ma il cliente sì
Circoli viziosi
I circoli viziosi sono quei locali poco esclusivi in cui tutti noi che ci occupiamo di digital PR siamo finiti almeno una volta o che abbiamo evitato per un pelo, giusto per miracolo. Sui social, sì lo so che lo sapete, bisogna stare attenti. Perché il web ha le dita corte, ma la memoria lunga e gli errori si pagano cari in termini di personal branding e brand identity. Come la condivisione del gattino compulsivo, il taggare laggente nei tweet del buongiorno, il postare foto compromettenti e così via.
Insomma passiamoci una mano sulla coscienza e l’altra sulla tastiera e ripassiamo insieme.
Superbia
Come te nessuno mai. Misuri il tuo ego sotto il banco usando il righello dei like e ti senti molto figo e molto arrivato da quando hai pubblicato un ebook su come diventare il Social Media Manager più bravissimo che c’è. Peccato che nonostante lo spam massiccio, gli unici ad averlo letto siate tu e tua madre [che peraltro non l’ha capito]. È giusto credere in se stessi, ma così è un po’ troppo.
Se sei caduto in questo peccato mortale, devi farti un bagnetto d’umiltà e confrontarti col mondo intorno a te. Magari scopri che esiste ancora qualcuno da cui puoi imparare qualcosa.
Avarizia
Hai passato settimane, mesi, anni, lustri a formarti, a fare la gavetta, a farti il mazzo, a farti il mazzo con la gavetta e ora vuoi tenere tutto il sapere per te. I tuoi post sono risicati, minimali, oscuri a tal punto che non si capisce perché il titolo è “I segreti di Tiwtter” e il contenuto è solo una lunghissima perifrasi di “ritenta sarai più fortunato”.
Per espiare questa colpa devi riflettere sul fatto che web significa rete e quindi, volendo allargare appena un po’ il concetto, condivisione e collaborazione. Non essere avaro, posta tutorial, regala ebook, spiega come si fa a fare quel che sai fare, accogli le critiche costruttive, argomenta, esponi il tuo know how senza paura di essere derubato.
Lussuria
Va bene voler mostrare il lato migliore di sé, voler essere seducenti per attirare gli altri. È il gioco delle parti e ne siamo tutti consapevoli. Però esagerare con l’egocentrismo narcisistico, l’autoreferenzialità – sia che si parli di brand reputation che di personal branding – è controproducente. Bisogna dimostrare, non mostrare.
Se il tuo vizio è il selfie compulsivo e l’autolike commemorativo, inizia ad inserire nel piano editoriale dei post che parlino del settore di riferimento invece che esclusivamente della tua azienda oppure posta gli articoli di altri colleghi/competitors per arricchire lo scambio.
Invidia
Ce l’hanno tutti con te. Nonostante tu sia il più bravo (secondo te e tua madre) i tuoi colleghi vengono chiamati a fare formazione, a workshop fighissimi di cui sono relatori e i loro post vengono letti da ottordici milioni di persone. Il motivo? Ti odiano e sei vittima di un gomblotto internazionale. E così inizi ad essere invidioso, apri 25 account fasulli per trollare i tuoi competitors e scrivere false recensioni.
Se soffri di questo brutto vizio, ti suggerisco di provare, così tanto per, a impiegare il tempo a migliorare le tue conoscenze e a implementare la tua professionalità, piuttosto che covare livore. Poi, vedi tu.
Gola
Vuoi tutto, e vuoi tutto subito. Apri la pagina e vuoi schiere di fan osannanti, scrivi il primo post e non ti capaciti di non avere settordici commenti e diciassei conversioni in contatti email. No, amico. Non ci siamo. I numeri arrivano con una buona strategia e il tempo necessario.
Se sei bulimico di feedback, non ti resta che disintossicarti. Magari smettendo di comprare i fan finti, che ormai è anche una pratica vintage, oltre che inutile.
Ira
Lo so. Questa è dura da digerire. Hai lavorato sodo, i feedback positivi non mancano. E poi arriva quel commento pungente, sarcastico e malevolo e tu vorresti solo prendere una motosega e fare a striscioline l’autore del commento.
Il consiglio? Respira. Inspira. Scrivi il commento su un foglio. Bravo. Ora brucialo e scrivine un altro. Bravo. Ora brucialo di nuovo. Poi alzati dalla sedia, fai un salto, fanne un altro, fai la giravolta e scrivi un altro commento. Lo rileggi e – se è il caso – lo pubblichi.
Accidia
L’accidia è quel vizio perfido che s’infila nella tua smania di fare, annientandola. Questo vizio ti fa saltellare da un account all’altro, scrollare facebook fino ad intorpidirti il polso e trollare account twitter mentre sorseggi caffè, L’accidia è quella cosa che ti assale, tipo una noia, tipo la voglia di sospendere quel che stavi facendo e…
E che? Te lo dico quando mi passa.
Nel frattempo. Pentiti.