Per chi
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si rende conto che sul web ogni giorno vengono condivise tante informazioni
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è cosciente che buona parte di queste informazioni lo riguardano (direttamente o indirettamente)
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non vuole perdere treni
Con web listening (o web monitoring) si intende la capacità di ascoltare o monitorare quello che viene condiviso sul web. A noi interessano in particolare i social media, ma ogni strumento di condivisione (sito, blog, giornale online, mailing list, forum, gruppo o community che sia) può essere ascoltato/monitorato.
L’importanza di saper ascoltare non la scopriamo noi oggi. Così come in ogni tipo di relazione la carenza di ascolto spesso è la maggior causa di un rallentamento della crescita, anche sul web per le aziende vale la stessa cosa.
Perché?
L’ascolto non è un’azione passiva, per cui io mi metto comodo in poltrona e se qualcuno vuol parlare “eccomi, sono qui che ti ascolto”. E non è nemmeno la risposta a chi ci interpella. Quella è l’interazione, importantissima, ma è un’azione successiva all’ascolto, che riesco a fare bene nella misura in cui sono stato capace di ascoltare.
Saper ascoltare è una materia che richiede diverse competenze specifiche. Tra queste in primo luogo bisogna saper andare laddove c’è qualcosa da ascoltare. Il che significa che innanzitutto devo avere chiaro cosa voglio cercare. E quindi la domanda: perché ascoltare?
- l’ascolto di tanti punti di vista diversi apre la nostra mente e ci permette di comprendere le dinamiche della comunicazione virtuale
- è possibile intercettare bisogni e rispondere a quei bisogni
- riusciamo ad individuare per tempo malumori o critiche così da gestirli opportunamente
- se siamo attenti possiamo anche prevenire malumori o critiche.
A che serve?
È evidente però che io sono un imprenditore e ho a cuore gli interessi della mia impresa. Da questo punto di vista ha poco senso ascoltare indiscriminatamente tutto quello che viene detto e scritto su web. E quindi la seconda domanda che mi pongo è: a cosa serve per la mia azienda ascoltare?
Rispondere a questo interrogativo mi aiuta a restringere il campo di ascolto. Posso decidere ad esempio di limitarmi a tenere sotto controllo un sottoinsieme di mezzi. Sicuramente mi conviene impostare un monitoraggio basato su specifiche parole chiave. Possiamo farlo lavorando su due direttrici
- l’attività della mia azienda
- il mio nome
- il nome della mia azienda
- il nome dei brand associati all’azienda
- il nome dei prodotti
- il nome delle persone coinvolte nell’azienda (dipendenti, collaboratori, fornitori, clienti…)
- quello con cui la mia azienda ha a che fare
- target potenziale (di cosa parlano i miei potenziali clienti? cosa gli piace sentirsi dire? quali sono gli argomenti, il tono, l’approccio a cui sono più sensibili?)
- concorrenti
- novità nel settore di attività
- notizie inerenti le realtà collegate alla mia azienda (territorio, associazioni, eventi, statistiche e previsioni…)
Come si fa?
Ascoltare è complicato. Richiede competenze e risorse. Bisogna saper individuare le (poche) notizie interessanti nel (tanto, troppo) rumore presente in rete. Ed è per questo che abbiamo dedicato una sezione del nostro sito a questo argomento e alle tecniche di ascolto più utili per un’azienda.
Non ascoltare significa perdere opportunità, rischiare di non gestire bene la propria immagine online, non intercettare potenziali nuovi clienti, non tenersi aggiornati.
Insomma, chi non ascolta non piglia pesci!